Bentrovati, miei cari lettori!
Come promesso in un precedente post, oggi vi voglio raccontare della mia mini-vacanza a Modena. Qualcuno si domanderà: «Ma perché proprio Modena?». In effetti, non è una meta di vacanza molto ovvia. Il fatto è che il Pupo l'anno scorso aveva prenotato un bed & breakfast (ve ne parlo in questo post) e uno stand per partecipare come editore di libri game (se vi interessa, qui trovate il suo sito) alla fiera Modena Comics, che poi però è stata annullata causa Covid. Così, per non perdere i soldi dell'anticipo del pernottamento, grazie alla disponibilità della proprietaria del b&b abbiamo spostato le date del nostro soggiorno e, facendo buon viso a cattivo gioco, siamo andati a Modena non per lavoro, bensì per turismo. E abbiamo fatto bene!
Modena è da vedere e da vivere. Intanto, possiede ben tre Siti Patrimonio dell'Umanità Unesco, che per una città di neanche 200.000 abitanti non è poco:
la Cattedrale, la Torre Civica e Piazza Grande. Il duomo è davvero notevole, e si staglia maestoso e allo stesso tempo leggero sulla bella piazza acciottolata; è considerato uno dei migliori (se non il migliore) esempi di architettura gotica in Italia. E non c'è bisogno di essere un esperto per rendersene conto: basta un colpo d'occhio al suo candore, alle sue proprozioni perfette e sobrie, ai suoi magnifici bassorilievi opera di Wiligelmo raffiguranti le storie della Genesi, per capire che ci si trova davanti a un capolavoro.
Tuttavia Modena non è solo arte e architettura. Gironzolando per le strade come piace fare a me, cioè senza meta e «a naso», mi sono subito resa conto di un denominatore comune della città: i portici. Modena ne è piena! Il centro, compatto e visitabile comodamente a piedi (o in bici, come fanno gli abitanti), è tutto un intrico di stradine porticate, con portici talvolta strettissimi, dove a malapena si passa in due. Le viuzze sono quasi tutte acciottolate, con due strisce parallele di granito dove i tanti ciclisti possono pedalare senza sobbalzare o rischiare di scivolare; il traffico automobilistico è praticamente inesistente, dato che in stradine così strette e tortuose è quasi impossibile guidare l'auto. Perciò – e questa è un'altra caratteristica di Modena che mi ha colpito – il centro è tranquillo, spesso con un'atmosfera ovattata e sonnacchiosa quasi da paese o da cittadina di provincia, ma anche con un che di misterioso e suggestivo, quasi metafisico.
La Via Emilia (sì, proprio la via romana), la Piazza Grande e alcune strade nei pressi sono ricche di caffè e locali con dehors, e quindi sono vivaci, ma mi bastava svoltare in una viuzza per trovarmi in luoghi dove si sentiva solo il rumore dei miei passi che riecheggiava sotto i portici. Poi, inaspettatamente, ecco che si apriva davanti a me una piazzetta misteriosa, con l'aria un po' fané, quieta e silenziosa, bellissima, come ad esempio la Piazza della Pomposa: ci ho lasciato il cuore, in quella piazza acciottolata con le case color pastello e i glicini che si arrampicano su per i terrazzi.
Ma poi, dopo il tramonto, questi stessi luoghi solitari a volte si rianimano all'improvviso: sulla Pomposa, di sera, sembra che appaiano come per magia locali che di giorno non esistono, e allora tutto diventa colorato, allegro e accogliente, pieno di gente che si gode un aperitivo o una crescentina ai tavoli all'aperto sotto file di lucine.
Un luogo che mi è piaciuto moltissimo di Modena è il Mercato Albinelli (qui sito Web), il mercato coperto risalente agli anni Trenta del secolo scorso. E' un tripudio di colori, con frutta e verdura, bottiglie di vino, formaggi e salumi (siamo in Emilia!), pane e dolci, e gli immancabili tortellini e simili. Questo mercato è molto frequentato dalla gente del posto, che ci va a fare la spesa di mattina. Anche perché – altra cosa di Modena che mi ha colpito – in centro non c'è neanche un supermercato (o, se c'è, è ben nascosto!), quindi gli alimentari si comprano al mercato o nelle tante, bellissime botteghe dove sembra che il tempo si sia fermato, con gli scaffali pieni di meraviglie non solo per il palato, ma anche per gli occhi.
Ho scovato una drogheria-bottiglieria, l'Antica Bottega Pedrazzi (
qui pagina Facebook), in attività dai primi del secolo – e ci auguriamo che rimanga in attività ancora per molto tempo –, dove ovviamente sono
dovuta entrare per forza, attratta come da una malia: appena varcata la soglia, ho subito percepito un profumo che non sentivo più da anni, perché ormai di negozi così – almeno dalle mie parti – non se ne trovano quasi più, purtroppo.
Ma non pensiate che Modena sia solo negozi per nostalgici e che sia rimasta ferma a guardare il mondo che gira. In città c'è anche tutto un fermento di creatività e street art, e in certe zone, fra un austero palazzo color pastello e un angusto portico, ecco che appaiono incongrui ed enigmatici murales, oppure strani ed ironici «ex voto».
E accanto alle vecchie bottegucce, ci sono piccoli atelier, negozietti particolari e laboratori indipendenti dove si creano e vendono articoli unici e speciali, che non troverete altrove. Certo, non mancano i soliti negozi d'abbigliamento di catena, ma per fortuna non sono molti e si concentrano in Via Emilia, la strada del passeggio. Per il resto, direi che l'omologazione dei costumi e dei consumi ha toccato poco la bella Modena.
E che dire, poi, della cucina? Qui si apre un altro capitolo, e quindi vi parlerò dei locali dove mangiare in un altro post, che sennò si fa ancora più lunga di quanto già non sia...
Insomma: se volete visitare una cittadina ben tenuta, tranquilla (perfetta se avete bambini), con bei monumenti, un centro vivace (di sera non vi annoierete), dove si mangia bene senza spendere troppo e la gente è sempre gentile e cordiale, Modena fa al caso vostro.
P.S. E non dimentichiamo che questa è la città che ha dato in natali niente meno che a Pavarotti, cui ha dedicato questa esuberante statua, accanto al teatro comunale.