Chi non conosce la trama di questo libro? Chi non ha visto l'omonimo film. Ma se non avete visto il film, niente paura: nonostante i paroloni introduttivi, nonostante le promesse di chi, nella finzione letteraria, è stato incaricato dai figli di Francesca di raccontare le vicende della loro madre defunta e del fotografo Robert Kinkaid, la trama non è proprio niente di originale: è sostanzialmente una storia di corna.
Anni Sessanta; gretta e retrograda campagna americana. Francesca, una quarantacinquenne sposata con un agricoltore gretto e retrogrado, appena il marito si assenta per una fiera agricola («zoticone!», si direbbe che pensi l'autore), s'innamora – ricambiata – di un fotografo di passaggio; e se fosse passato l'omino della FedEx, si sarebbe innamorata di lui, aggiungo io! Ma questo amore è travolgente (e dura ben quattro giorni!); tuttavia lei decide, per il bene della famiglia, di restare col marito gretto e retrogrado e di rinunciare al fotografo, il quale riprende i suoi vagabondaggi per il mondo fotogenico.
Interessante è la premessa del libro: come accennavo prima, nella finzione letteraria il testo è scritto da un romanziere su incarico dei figli di Francesca. E lui – astuto! – mette subito in guardia il lettore: non pensi che questa sia solo un'altra storia d'amore strappalacrime e sdolcinata, no! Il lettore peccherebbe di cinismo! Si renda invece conto, il lettore, che è una storia davvero coinvolgente, profonda, diversa dalle altre storie d'amore. Insomma: se voi siete convinti di aver vissuto, o di stare vivendo, o magari sperate di vivere in futuro una bella storia d'amore, non v'illudete: non sarà mai all'altezza di quella di Francesca e Robert.
E già a questo punto della lettura mi sono incavolata. Ma che ci avranno 'sti due che noi altri (poveri sfigati) non abbiamo? Eh, ve lo spiego subito. Lei ha querantacinque anni, ma è tanto, tanto bella, ha le gambe lunghe e flessuose e i seni che sfidano la legge di gravità. Lui (anche se lei dice che
non è bello) è snello, atletico, asciutto, muscoloso ecc. ecc. E Francesca, nelle parole del finto narratore e in una sua lettera, lo ripete varie volte: i pettorali che spuntano dalla camicia un po' aperta, i muscoli delle gambe che tendono i pantaloni color kaki, il guizzo (questa è bellissima!) dei muscoli del braccio quando lui cambia la marcia guidando (manco fosse il timoniere di un tre alberi in piena tempesta!). Insomma, lui non è bello, no: è solo l'uomo che non deve chiedere mai, l'uomo Denim after shave. E poi lui è «l'ultimo dei cowboys», uno sciamano, l'ultimo esemplare di un ramo evolutivo ormai estinto e così via. Non l'avete ancora capita? Lui è figo: voi no.
E qui, caro scrittore, mi spiace ma nonostante tutti i tuoi avvertimenti, sarò cinica, ma a me sembra già tutto molto stucchevole, altro che sdolcinato. E poi c'è la storiella d'amore fra i due, che dura quattro giorni quattro, ma in realtà durerà per tutta la loro vita, perché lui, si verrà poi a sapere, non toccherà mai più altra donna finché vivrà (ah ah ah! anche questa è proprio bella!). Lei invece si arrabatterà col marito gretto e retrogrado per il bene dei figli. Figli che, quando scopriranno della tresca materna, la prenderanno benissimo, soprattutto la femmina, che a un certo punto dice:
«Immàginatela [...] mentre balla con lui, qui in cucina. Pensa a tutto il tempo che abbiamo passato in questa stanza e alle immagini che certo le sfilavano davanti agli occhi mentre cucinava e sedeva qui con noi, parlando dei nostri problemi, del college da scegliere, della difficoltà di far funzionare un matrimonio. Dio, paragonati a lei siamo talmente sciocchi e infantili.»
Ecco, questa frase, a mio parere vergognosa, riassume alla perfezione l'assunto del libro: noi, coi nostri problemi, le nostre presunte storie d'amore, siamo nullità, in confronto a Francesca e Robert.
Questo libro mi ha fatto venir proprio rabbia, in certi momenti. Vi assicuro che non è per nulla romantico o altro, e io non sono cinica: mi commuovo fino alle lacrime tutte le volte che guardo
West Side Story, che leggo
Via col vento e
Jane Eyre, che ascolto
Il fantasma dell'opera di Lloyd Webber e
Romeo e Giulietta di Prokofiev, che vedo la scena di
Dumbo in cui la mamma elefantessa è rinchiusa...
Almeno non è un libro scritto male: va giù bene, anche perché è piuttosto corto (complice l'influenza, l'ho letto in tre giorni). Quindi se volete cimentarvici (e se avete l'influenza), leggetelo pure. Ma poi non sentitevi in colpa se non vi commuovete!
I ponti di Madison County
di Robert James Waller, ed. Frassinelli, 1993 (orig. 1992), 174 pagine