Ciao, cari lettori!
Oggi che è Halloween, vi voglio portare con me lungo un itinerario decisamente in tema con questo periodo. Si tratta del resoconto di una gita che io e il Pupo abbiamo fatto a inizio ottobre, in una giornata perfetta, con una nebbiolina misteriosa e ovattata che avvolgeva la vegetazione ormai spoglia e triste. Abitando in zona, ci è bastata una mattinata per visitare i luoghi misteriosi e inquietanti di cui vi voglio parlare. Si trovano tutti a breve distanza l'uno dall'altro e in pianura, nel Vercellese, quindi si prestano a una gita in auto ma anche in bicicletta. Si parte!
Può sembrare assurdo andare alla ricerca di qualcosa che non esiste, ma è proprio quello che abbiamo fatto io e il Pupo. Avevamo sentito e letto qua e là di questo curioso paese, Brusaschetto (Nuovo o Basso), che venne fatto costruire a partire da zero con lo scopo di trasferirci l'intera popolazione dell'omonimo paese situato nei pressi, sulle colline alessandrine. L'amministrazione giudicava rischiosa per il paese l'estrazione della marna dalla collina su cui sorgeva (e sorge tuttora), perché poteva causare delle frane. E così nel 1956 iniziò la costruzione di questo paese di pianura, accanto al fiume Po. Peccato che le autorità non avessero tenuto conto del fatto che gli abitanti di Brusaschetto erano (e sono) quasi tutti contadini, e dunque sarebbero stati necessari spazi per ricoverare i mezzi agricoli, infrastrutture idonee e così via, che invece non vennero costruiti affatto. Invece si pensò bene di edificare 23 palazzine a più piani, una scuola e una chiesa. Il paese «sostitutivo» venne ultimato nel 1959, ma la popolazione si rifiutò di trasferirvisi. Così il nuovo abitato («abitato» per modo di dire...) rimase completamente vuoto, fino al 1961, anno in cui dall'altra parte del Po si costruì una centrale nucleare a Trino Vercellese. Così qualche impiegato della centrale finì per andare a vivere in quelle squallide palazzine di cemento. Ma arrivò poi il 1986, l'anno del disastro di Chernobyl, per cui anche la centrale di Trino chiuse i battenti (anche se è ancora lì e si può vedere passando sulla strada provinciale 31bis: uno dei molti relitti un po' minacciosi di questa strana zona). Così pian piano Brusaschetto Nuovo si svuotò del tutto e le autorità ne fecero sbarrare porte e finestre. In anni recenti ogni tanto le porte venivano forzate da vagabondi, clandestini e balordi, che facevano irruzione nelle palazzine ormai fatiscenti e le occupavano illegalmente. Corsero persino voci di strani e oscuri riti satanici che avvenivano di notte. Si narra addirittura che negli anni '80 ci fu un misterioso omicidio. E poi, il colpo di grazia: l'ennesima alluvione, nel 2000. Così si giunse alla decisione di buttare giù tutto e trasformare la zona in parco naturale. All'inizio del 2009 arrivarono le ruspe e rasero tutto al suolo. Adesso, purtroppo, non si vede più nulla del paese che in fondo non nacque mai per davvero; io e il Pupo abbiamo provato a individuare il punto preciso in cui 60 anni fa si decise di costruirlo, ma ormai non c'è più nulla, nemmeno una targa o un cartello a ricordarlo. Rimane solo qualche foto dell'epoca.
Santuario Madonna delle Vigne: la chiesa abbandonata (o forse no?)
Panoramica del Bosco delle Sorti in mezzo alla distesa di risaie; la striscia verde a sinistra del bosco conduce alla Madonna delle Vigne |
Ma torniamo alla Chiesa della Madonna delle Vigne. Io e il Pupo abbiamo parcheggiato accanto a un cimiterino minuscolo, che racchiude sì e no tre cappelle; da lì parte un sentiero nel bosco, che dopo poche decine di metri arriva alla chiesa. Venne costruita verso la fine del Seicento, pare su un sito paleocristiano. Ormai è in stato di totale abbandono (anche se il sentiero è ben tenuto); addirittura secondo alcune fonti venne sconsacrata già dal papa Pio VI alla fine del Settecento perché destavano sospetto le voci che circolavano di sabba, riti oscuri e leggende inquietanti – tuttavia alcune persone mi hanno detto che negli anni '70 del secolo scorso era ancora attiva e ben tenuta, tanto che all'epoca vi si tenne un matrimonio. Forse la chiesa non è stata sconsacrata secoli fa, ma lo è di certo adesso: versa in pessime condizioni ed è stata vandalizzata e saccheggiata. Addirittura ci sono segni di scavo vicino all'altare: forse qualcuno cercava un tesoro? La stessa struttura è anomala: a pianta ottagonale, con un solo ambiente interno sormontato da una bella cupola e un porticato esterno (aggiunto dopo). Anche l'orientamento è strano, con l'ingresso rivolto a sud, mentre di solito è verso est. I muri sono imbrattati da scritte più o meno recenti, e l'interno è cadente e pieno di calcinacci, ma si riesce a entrare e si scorge ancora qualche elemento della bella decorazione originale: stucchi sbriciolati, frammenti di pitture parietali. Sull'altare, un grosso cero un po' inquietante: chi l'avrà messo? Sopra il portale, all'interno, è dipinto un organo a canne, dato che mancava lo spazio per mettercene uno vero. Come poggiato sull'organo, è dipinto uno spartito misterioso: viene chiamato «Spartito del Diavolo», perché una leggenda narra che suonando quella melodia venne imprigionato uno spirito demoniaco; ma se si suonasse al contrario, il demonio verrebbe liberato. Non provateci a casa!
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Cimitero della Darola: il cimitero abbandonato
Sembra uscito da un romanzo di Stephen King, o da un libro horror-gothic! Questo piccolo cimitero si trova a pochi metri dal Principato di Lucedio (sempre lui...) e a un chilometro dal Santuario della Madonna delle Vigne. L'atmosfera è la stessa: abbandono, malinconia e mistero. L'edificazione di questo camposanto risale alla metà del Seicento, ma dagli anni '60 del secolo scorso versa in uno stato di abbandono e rovina. Si presenta come un recinto squadrato di mura praticamente divorate dalla vegetazione, tanto che dell'ingresso si vede ormai poco: una tenebrosa cancellata di ferro battuto sormontata da una statuetta che raffigura Gesù Cristo. All'interno (che non sono riuscita a vedere perché pieno di sterpaglie) dovrebbe esserci una chiesetta con porticato, se è ancora in piedi... Anche in questo luogo si racconta che avvenivano misteriosi e inquietanti riti, e ormai è stato del tutto vandalizzato, forse proprio per scongiurare presenze ancora più inquietanti. Le fonti dicono che all'interno del cimitero si è salvata soltanto una tomba, quella di due gemelline spirate in tenera età, nel 1868.
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Aereo di cemento di Palazzolo: l'aereo che non vola
Finiamo il nostro giro del mistero con qualcosa di meno lugubre, ma comunque curioso. Viaggiando sulla strada provinciale 31bis che attraversa questa zona del Vercellese, si può infatti notare uno strano trimotore a elica parcheggiato su un prato, all'ingresso del paese Palazzolo. Ma questo aereo non può volare, perché è fatto di cemento. Vale la pena di spendere due parole per svelare il mistero che sta dietro questa presenza decisamente incongrua. Il finto aereo venne inaugurato nel 1939 come monumento al progresso aeronautico, ma per tanti anni venne usato come doccia estiva per i bambini ospiti della colonia elioterapica istituita nel 1934 poco distante, in regione Rocca delle Donne (altro luogo misterioso, sede di un monastero che venne chiuso nel 1492 con una bolla papale a causa della «condotta sregolata» della badessa e delle monache; si narra anche di cunicoli sotterranei che collegherebbero il monastero alla Tenuta Gaiano, a poca distanza). La colonia venne poi chiusa e le sue strutture caddero in rovina, come quasi tutte le altre di quel genere costruite in quell'epoca. Fra quelle fortunatamente rimaste, c'è il nostro curioso aeroplanino: dopo anni di abbandono e dopo aver subito i danni causati dall'alluvione del 2000, il «velivolo» che non vola è stato infine trasferito dove si può vedere oggi.
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