31 ottobre 2020

Un tour nel mistero a due passi da casa

Ciao, cari lettori!

Oggi che è Halloween, vi voglio portare con me lungo un itinerario decisamente in tema con questo periodo. Si tratta del resoconto di una gita che io e il Pupo abbiamo fatto a inizio ottobre, in una giornata perfetta, con una nebbiolina misteriosa e ovattata che avvolgeva la vegetazione ormai spoglia e triste. Abitando in zona, ci è bastata una mattinata per visitare i luoghi misteriosi e inquietanti di cui vi voglio parlare. Si trovano tutti a breve distanza l'uno dall'altro e in pianura, nel Vercellese, quindi si prestano a una gita in auto ma anche in bicicletta. Si parte!

Brusaschetto Nuovo: il paese che non c'è

Può sembrare assurdo andare alla ricerca di qualcosa che non esiste, ma è proprio quello che abbiamo fatto io e il Pupo. Avevamo sentito e letto qua e là di questo curioso paese, Brusaschetto (Nuovo o Basso), che venne fatto costruire a partire da zero con lo scopo di trasferirci l'intera popolazione dell'omonimo paese situato nei pressi, sulle colline alessandrine. L'amministrazione giudicava rischiosa per il paese l'estrazione della marna dalla collina su cui sorgeva (e sorge tuttora), perché poteva causare delle frane. E così nel 1956 iniziò la costruzione di questo paese di pianura, accanto al fiume Po. Peccato che le autorità non avessero tenuto conto del fatto che gli abitanti di Brusaschetto erano (e sono) quasi tutti contadini, e dunque sarebbero stati necessari spazi per ricoverare i mezzi agricoli, infrastrutture idonee e così via, che invece non vennero costruiti affatto. Invece si pensò bene di edificare 23 palazzine a più piani, una scuola e una chiesa. Il paese «sostitutivo» venne ultimato nel 1959, ma la popolazione si rifiutò di trasferirvisi. Così il nuovo abitato («abitato» per modo di dire...) rimase completamente vuoto, fino al 1961, anno in cui dall'altra parte del  Po si costruì una centrale nucleare a Trino Vercellese. Così qualche impiegato della centrale finì per andare a vivere in quelle squallide palazzine di cemento. Ma arrivò poi il 1986, l'anno del disastro di Chernobyl, per cui anche la centrale di Trino chiuse i battenti (anche se è ancora lì e si può vedere passando sulla strada provinciale 31bis: uno dei molti relitti un po' minacciosi di questa strana zona). Così pian piano Brusaschetto Nuovo si svuotò del tutto e le autorità ne fecero sbarrare porte e finestre. In anni recenti ogni tanto le porte venivano forzate da vagabondi, clandestini e balordi, che facevano irruzione nelle palazzine ormai fatiscenti e le occupavano illegalmente. Corsero persino voci di strani e oscuri riti satanici che avvenivano di notte. Si narra addirittura che negli anni '80 ci fu un misterioso omicidio. E poi, il colpo di grazia: l'ennesima alluvione, nel 2000. Così si giunse alla decisione di buttare giù tutto e trasformare la zona in parco naturale. All'inizio del 2009 arrivarono le ruspe e rasero tutto al suolo. Adesso, purtroppo, non si vede più nulla del paese che in fondo non nacque mai per davvero; io e il Pupo abbiamo provato a individuare il punto preciso in cui 60 anni fa si decise di costruirlo, ma ormai non c'è più nulla, nemmeno una targa o un cartello a ricordarlo. Rimane solo qualche foto dell'epoca.

Se volete approfondire l'argomento, vi consiglio questi siti:

Brusaschetto

Fonte




Brusaschetto

Fonte

 

Santuario Madonna delle Vigne: la chiesa abbandonata (o forse no?)

Sempre nella zona di Trino Vercellese, nei pressi del Principato di Lucedio (altro luogo misterioso che vale la pena di visitare), sorge questa suggestiva e tenebrosa chiesa, quasi nascosta in un boschetto che già da solo è notevole, dato che è una striscia boscosa che s'innesta a un'altra curiosità: il Bosco delle Sorti della Partecipanza, unica macchia di alberi in mezzo a infinite distese di risaie. E qui apro una breve parentesi per darvi qualche notizia sul Bosco delle Sorti. Si tratta di una foresta giunta intatta fino ai nostri giorni grazie a regole di gestione risalenti addirittura al 1275, anno in cui l'area venne assegnata in comune proprietà («partecipanza», appunto) ai cittadini di Trino. Questo bosco di 600 ettari è molto particolare, perché è l'ultimo residuo di bosco planiziale (bosco in pianura) del Vercellese; si direbbe che nessuno abbia mai osato abbattere quegli alberi, mentre tutte le altre grandi foreste che ricoprivano la Pianura Padana furono quasi del tutto abbattute in epoca medievale. La gestione di questo bosco da parte dei soci-partecipanti è regolata oggi come nel passato: ogni anno una zona viene messa in turno di taglio e suddivisa in un certo numero di aree minori dette «sorti». A ogni sorte viene assegnato un numero e ogni anno, proprio a novembre, i soci estraggono a sorte... una «sorte», appunto, un'area di bosco in cui avranno diritto di abbattere porzioni di ceduo. In epoca romana questo era probabilmente un bosco sacro.

Bosco delle Sorti della Partecipanza
Panoramica del Bosco delle Sorti in mezzo alla distesa di risaie; la striscia verde a sinistra del bosco conduce alla Madonna delle Vigne

Ma torniamo alla Chiesa della Madonna delle Vigne. Io e il Pupo abbiamo parcheggiato accanto a un cimiterino minuscolo, che racchiude sì e no tre cappelle; da lì parte un sentiero nel bosco, che dopo poche decine di metri arriva alla chiesa. Venne costruita verso la fine del Seicento,
pare su un sito paleocristiano. Ormai è in stato di totale abbandono (anche se il sentiero è ben tenuto); addirittura secondo alcune fonti venne sconsacrata già dal papa Pio VI alla fine del Settecento perché destavano sospetto le voci che circolavano di sabba, riti oscuri e leggende inquietanti – tuttavia alcune persone mi hanno detto che negli anni '70 del secolo scorso era ancora attiva e ben tenuta, tanto che all'epoca vi si tenne un matrimonio. Forse la chiesa non è stata sconsacrata secoli fa, ma lo è di certo adesso: versa in pessime condizioni ed è stata vandalizzata e saccheggiata. Addirittura ci sono segni di scavo vicino all'altare: forse qualcuno cercava un tesoro? La stessa struttura è anomala: a pianta ottagonale, con un solo ambiente interno sormontato da una bella cupola e un porticato esterno (aggiunto dopo). Anche l'orientamento è strano, con l'ingresso rivolto a sud, mentre di solito è verso est. I muri sono imbrattati da scritte più o meno recenti, e l'interno è cadente e pieno di calcinacci, ma si riesce a entrare e si scorge ancora qualche elemento della bella decorazione originale: stucchi sbriciolati, frammenti di pitture parietali. Sull'altare, un grosso cero un po' inquietante: chi l'avrà messo? Sopra il portale, all'interno, è dipinto un organo a canne, dato che mancava lo spazio per mettercene uno vero. Come poggiato sull'organo, è dipinto uno spartito misterioso: viene chiamato «Spartito del Diavolo», perché una leggenda narra che suonando quella melodia venne imprigionato uno spirito demoniaco; ma se si suonasse al contrario, il demonio verrebbe liberato. Non provateci a casa!

Per approfondimenti:
Chiesa Madonna delle Vigne
©http://aperto-per-lavori-in-corso.blogspot.com/
Chiesa Madonna delle Vigne
©http://aperto-per-lavori-in-corso.blogspot.com/
Chiesa Madonna delle Vigne
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Chiesa Madonna delle Vigne
©http://aperto-per-lavori-in-corso.blogspot.com/

Chiesa Madonna delle Vigne
©http://aperto-per-lavori-in-corso.blogspot.com/

Chiesa Madonna delle Vigne
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Chiesa Madonna delle Vigne
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Chiesa Madonna delle Vigne
©http://aperto-per-lavori-in-corso.blogspot.com/

Fonte

Cimitero della Darola: il cimitero abbandonato

Sembra uscito da un romanzo di Stephen King, o da un libro horror-gothic! Questo piccolo cimitero si trova a pochi metri dal Principato di Lucedio (sempre lui...) e a un chilometro dal Santuario della Madonna delle Vigne. L'atmosfera è la stessa: abbandono, malinconia e mistero. L'edificazione di questo camposanto risale alla metà del Seicento, ma dagli anni '60 del secolo scorso versa in uno stato di abbandono e rovina. Si presenta come un recinto squadrato di mura praticamente divorate dalla vegetazione, tanto che dell'ingresso si vede ormai poco: una tenebrosa cancellata di ferro battuto sormontata da una statuetta che raffigura Gesù Cristo. All'interno (che non sono riuscita a vedere perché pieno di sterpaglie) dovrebbe esserci una chiesetta con porticato, se è ancora in piedi... Anche in questo luogo si racconta che avvenivano misteriosi e inquietanti riti, e ormai è stato del tutto vandalizzato, forse proprio per scongiurare presenze ancora più inquietanti. Le fonti dicono che all'interno del cimitero si è salvata soltanto una tomba, quella di due gemelline spirate in tenera età, nel 1868.

Se volete approfondire l'argomento:

Cimitero della Darola
Fonte      

Fonte


Aereo di cemento di Palazzolo: l'aereo che non vola

Finiamo il nostro giro del mistero con qualcosa di meno lugubre, ma comunque curioso. Viaggiando sulla strada provinciale 31bis che attraversa questa zona del Vercellese, si può infatti notare uno strano trimotore a elica parcheggiato su un prato, all'ingresso del paese Palazzolo. Ma questo aereo non può volare, perché è fatto di cemento. Vale la pena di spendere due parole per svelare il mistero che sta dietro questa presenza decisamente incongrua. Il finto aereo venne inaugurato nel 1939 come monumento al progresso aeronautico, ma per tanti anni venne usato come doccia estiva per i bambini ospiti della colonia elioterapica istituita nel 1934 poco distante, in regione Rocca delle Donne (altro luogo misterioso, sede di un monastero che venne chiuso nel 1492 con una bolla papale a causa della «condotta sregolata» della badessa e delle monache; si narra anche di cunicoli sotterranei che collegherebbero il monastero alla Tenuta Gaiano, a poca distanza). La colonia venne poi chiusa e le sue strutture caddero in rovina, come quasi tutte le altre di quel genere costruite in quell'epoca. Fra quelle fortunatamente rimaste, c'è il nostro curioso aeroplanino: dopo anni di abbandono e dopo aver subito i danni causati dall'alluvione del 2000, il «velivolo» che non vola è stato infine trasferito dove si può vedere oggi.

Per approfondire:
Il trimotore in cemento  di Palazzolo Vercellese
Fonte

 




17 ottobre 2020

Aspettando Halloween...

 ... non restiamo con le mani in mano!

Se ne avete il tempo e la voglia, che ne dite di cimentarvi in qualche lavoretto, giusto per cominciare a creare l'atmosfera adatta al periodo? 

amigurumi zucca fantasma

Qui di seguito trovate alcuni link che vi rimandano agli schemi per fare:

il fantasmino amigurumi

un bunting all'uncinetto con fantasmi, gatti neri, zucche e ragni

la zucca amigurumi (versione semplice)

un'altra zucca amigurumi (versione un po' più impegnativa)

Inoltre, se volete qualche ispirazione sul tema, ci sono anche una soffice sciarpa semplicissima da lavorare a maglia, un ricamino a punto croce con gatti neri zucche e cappelli da strega, e degli orecchini in fimo a forma di... indovinate un po'... ESATTO: di zucca!

halloween

orecchini in fimo a forma di zucca

cuscinetto ricamato in tema magico

sciarpa di lana arancione

Ma che autunno sarebbe senza qualche buon piatto che scalda, nutre ma non appesantisce? Ecco allora qui due ricette a base di... Eh sì, proprio lei: la ZUCCA!

vellotata di zucca

risotto alla zucca

vellutata di zucca

Insomma, ecco qualche semplice spunto per prepararci ad Halloween. Sono piccole cose, ma la felicità, si sa, è fatta di piccole cose.

Buona festa!

09 ottobre 2020

Modena in tre giorni

Bentrovati, miei cari lettori! 

Come promesso in un precedente post, oggi vi voglio raccontare della mia mini-vacanza a Modena. Qualcuno si domanderà: «Ma perché proprio Modena?». In effetti, non è una meta di vacanza molto ovvia. Il fatto è che il Pupo l'anno scorso aveva prenotato un bed & breakfast (ve ne parlo in questo post) e uno stand per partecipare come editore di libri game (se vi interessa, qui trovate il suo sito) alla fiera Modena Comics, che poi però è stata annullata causa Covid. Così, per non perdere i soldi dell'anticipo del pernottamento, grazie alla disponibilità della proprietaria del b&b abbiamo spostato le date del nostro soggiorno e, facendo buon viso a cattivo gioco, siamo andati a Modena non per lavoro, bensì per turismo. E abbiamo fatto bene! 


Modena è da vedere e da vivere. Intanto, possiede ben tre Siti Patrimonio dell'Umanità Unesco, che per una città di neanche 200.000 abitanti non è poco: la Cattedrale, la Torre Civica e Piazza Grande. Il duomo è davvero notevole, e si staglia maestoso e allo stesso tempo leggero sulla bella piazza acciottolata; è considerato uno dei migliori (se non il migliore) esempi di architettura gotica in Italia. E non c'è bisogno di essere un esperto per rendersene conto: basta un colpo d'occhio al suo candore, alle sue proprozioni perfette e sobrie, ai suoi magnifici bassorilievi opera di Wiligelmo raffiguranti le storie della Genesi, per capire che ci si trova davanti a un capolavoro. 

cattedrale modena

Tuttavia Modena non è solo arte e architettura. Gironzolando per le strade come piace fare a me, cioè senza meta e «a naso», mi sono subito resa conto di un denominatore comune della città: i portici. Modena ne è piena! Il centro, compatto e visitabile comodamente a piedi (o in bici, come fanno gli abitanti), è tutto un intrico di stradine porticate, con portici talvolta strettissimi, dove a malapena si passa in due. Le viuzze sono quasi tutte acciottolate, con due strisce parallele di granito dove i tanti ciclisti possono pedalare senza sobbalzare o rischiare di scivolare; il traffico automobilistico è praticamente inesistente, dato che in stradine così strette e tortuose è quasi impossibile guidare l'auto. Perciò – e questa è un'altra caratteristica di Modena che mi ha colpito – il centro è tranquillo, spesso con un'atmosfera ovattata e sonnacchiosa quasi da paese o da cittadina di provincia, ma anche con un che di misterioso e suggestivo, quasi metafisico. 

portici modena

La Via Emilia (sì, proprio la via romana), la Piazza Grande e alcune strade nei pressi sono ricche di caffè e locali con dehors, e quindi sono vivaci, ma mi bastava svoltare in una viuzza per trovarmi in luoghi dove si sentiva solo il rumore dei miei passi che riecheggiava sotto i portici. Poi, inaspettatamente, ecco che si apriva davanti a me una piazzetta misteriosa, con l'aria un po' fané, quieta e silenziosa, bellissima, come ad esempio la Piazza della Pomposa: ci ho lasciato il cuore, in quella piazza acciottolata con le case color pastello e i glicini che si arrampicano su per i terrazzi. 

pomposa modena

pomposa modena

Ma poi, dopo il tramonto, questi stessi luoghi solitari a volte si rianimano all'improvviso: sulla Pomposa, di sera, sembra che appaiano come per magia locali che di giorno non esistono, e allora tutto diventa colorato, allegro e accogliente, pieno di gente che si gode un aperitivo o una crescentina ai tavoli all'aperto sotto file di lucine. 

dehors modena

Un luogo che mi è piaciuto moltissimo di Modena è il Mercato Albinelli (qui sito Web), il mercato coperto risalente agli anni Trenta del secolo scorso. E' un tripudio di colori, con frutta e verdura, bottiglie di vino, formaggi e salumi (siamo in Emilia!), pane e dolci, e gli immancabili tortellini e simili. Questo mercato è molto frequentato dalla gente del posto, che ci va a fare la spesa di mattina. Anche perché – altra cosa di Modena che mi ha colpito – in centro non c'è neanche un supermercato (o, se c'è, è ben nascosto!), quindi gli alimentari si comprano al mercato o nelle tante, bellissime botteghe dove sembra che il tempo si sia fermato, con gli scaffali pieni di meraviglie non solo per il palato, ma anche per gli occhi. 

mercato albinelli modena

mercato albinelli modena

mercato coperto modena

Ho scovato una drogheria-bottiglieria, l'Antica Bottega Pedrazzi (qui pagina Facebook), in attività dai primi del secolo – e ci auguriamo che rimanga in attività ancora per molto tempo –, dove ovviamente sono dovuta entrare per forza, attratta come da una malia: appena varcata la soglia, ho subito percepito un profumo che non sentivo più da anni, perché ormai di negozi così – almeno dalle mie parti – non se ne trovano quasi più, purtroppo. 

vetrine negozi modena

Ma non pensiate che Modena sia solo negozi per nostalgici e che sia rimasta ferma a guardare il mondo che gira. In città c'è anche tutto un fermento di creatività e street art, e in certe zone, fra un austero palazzo color pastello e un angusto portico, ecco che appaiono incongrui ed enigmatici murales, oppure strani ed ironici «ex voto». 

street art modena

modena alternativa

modena murales
 
E accanto alle vecchie bottegucce, ci sono piccoli atelier, negozietti particolari e laboratori indipendenti dove si creano e vendono articoli unici e speciali, che non troverete altrove. Certo, non mancano i soliti negozi d'abbigliamento di catena, ma per fortuna non sono molti e si concentrano in Via Emilia, la strada del passeggio. Per il resto, direi che l'omologazione dei costumi e dei consumi ha toccato poco la bella Modena. 

E che dire, poi, della cucina? Qui si apre un altro capitolo, e quindi vi parlerò dei locali dove mangiare in un altro post, che sennò si fa ancora più lunga di quanto già non sia... 

modena viuzze

Insomma: se volete visitare una cittadina ben tenuta, tranquilla (perfetta se avete bambini), con bei monumenti, un centro vivace (di sera non vi annoierete), dove si mangia bene senza spendere troppo e la gente è sempre gentile e cordiale, Modena fa al caso vostro. 

P.S. E non dimentichiamo che questa è la città che ha dato in natali niente meno che a Pavarotti, cui ha dedicato questa esuberante statua, accanto al teatro comunale.

pavarotti modena

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