30 gennaio 2014

Chambéry in due giorni

Ciao a tutti! Oggi vi voglio raccontare della gita di due giorni che ho fatto qualche settimana fa con il Pupo. Un po' prima di Natale ci siamo presi due giorni e ce ne siamo andati in Francia, a Chambéry. «Perché proprio a Chambéry?», chiederete voi. Be', l'idea mi è venuta vedendo a Torino un cartellone pubblicitario sul mercatino di Natale di Chambéry; e poi, era anche una buona scusa per provare il TGV e vedere un posto nuovo. Ecco com'è andata.
Al mattino ci siamo svegliati di buon'ora, siamo andati in macchina dal paesello alla stazione di Chivasso, da lì in treno fino a Torino Porta Susa e poi in TGV fino a Chambéry. Non avevo mai viaggiato sul TGV, e non è male: poltroncine rivestite di velluto pulito, buona insonorizzazione delle carrozze, tutto funzionante; però, lo spazio è piuttosto ridotto e si sta seduti un po' scomodi. Comunque, in due ore e mezzo eravamo a Chambéry.
Appena scesi dal treno e usciti dalla (brutta) stazione della città, non bisogna lasciarsi scoraggiare dallo stradone con case squallide e un kebabbaro dopo l'altro. Infatti, dopo cinque minuti a piedi, si arriva a uno spiazzo ben tenuto su cui si affaccia il Museo di Belle Arti e l'ufficio d'informazioni turistiche. Ovviamente, mi sono fiondata in quest'ultimo, dove una gentilissima signorina «italo-parlante» mi ha fornito informazioni varie (per esempio, che i musei a Chambéry sono tutti gratuiti) e mi ha dato una cartina della città, indicandomi le cose da vedere. Da lì, ancora cinque minuti a piedi e siamo arrivati all'hotel che avevamo prenotato, il Petit Hôtel Confidentiel.


E qui dovrei aprire una parentesi, perché l'albergo è stupendo! Ma preferisco farci poi un post a parte, perché merita veramente un discorso a sé. Abbiamo lasciato il bagaglio in reception e via, alla scoperta della cittadina!


Per prima cosa, dato che non volevamo allontanarci troppo dall'albergo in attesa che la nostra camera fosse pronta, abbiamo gironzolato senza meta nel centro medievale, fatto di stradine pedonali piene di graziosi negozietti. 


Dopo poco, siamo arrivati nella piazza centrale di Chambéry, dove ci siamo rinfrancati del viaggio con un tè (il Pupo) e un caffè (io, fan del caffè francese) in un bel bar gestito da una cameriera scontrosa.


Poi, una volta pronta la camera (magnifica!) e sistemate le nostre cose in hotel, ci siamo rimessi in marcia, questa volta alla ricerca di un posto dove pranzare. E come resistere alla tentazione di una buona crêpe? Impossibile, anche se magari la crêpe in questione non è proprio filologicamente corretta come in Bretagna; pazienza: è sempre una crêpe! E in questo posticino – decisamente «pittoresco» – non era affatto male.


Così, una volta rifocillati, siamo ripartiti alla scoperta della città. A Chambéry c'è un bel castello dei Savoia, in parte aperto al pubblico, con un piccolo museo all'interno.


Un'altra cosa da vedere è la Fontana degli Elefanti, una sorta di simbolo della città.


Ma quello che più ci ha colpito di Chambéry sono le allées, di cui il centro è pieno. Cosa sono? Difficile a dirsi: non sono delle vere e proprie gallerie, né dei passaggi, e nemmeno degli androni, ma neanche dei vicoletti. Sono piuttosto un insieme di tutte queste cose. Ci sono piaciute davvero parecchio. Soprattutto nella piazza centrale, ce n'è moltissime; a tutta prima, se non ci si presta attenzione, sembrerebbero dei portoni di case, ma una volta entrati si scopre che invece sono degli strettissimi passaggi, un po' coperti e un po' no, spesso fatiscenti, che conducono a cortiletti da cui si dipartono altri di questi passaggi, che poi sbucano in un'altra via di cui nemmeno sospettavi l'esistenza. Morale: entri da una parte ed esci chissà dove. Ovviamente questo aspetto ci ha divertito moltissimo! Sembravamo dei bambini che esplorano luoghi misteriosi. E in effetti, misteriose lo sono davvero, queste allées, spesso buie, un po' tenebrose, specie di sera. Ma alle volte celano graziosissimi cortiletti, con scale curve, piante, loggiati.


Oltre alle allées e alle stradine medievali, c'è anche una via porticata, con negozi e pasticcerie, in teoria progettata a imitazione di Torino, ma – lasciatemelo dire, con buona pace dei cugini savoiardi d'oltralpe – i portici di Torino sono più belli.


Poi, da vedere ci sono la cattedrale e la piazza su cui sorge...


... e alcuni palazzi, alcuni sontuosi altri un po' meno, ma comunque suggestivi.


Abbiamo dato un'occhiata al mercatino di Natale, la «scusa» per venire a Chambéry, ma non era niente di che. 


Prima di cena ci siamo concessi un'oretta di riposo nella nostra stupenda camera; ci siamo preparati una tisana con il bollitore e l'occorrente messo a nostra disposizione e io ho anche letto un po' sul mio (ehm, volevo dire nostro) nuovo Kindle (che ovviamente io e il Pupo chiamiamo Kinder!), un oggettino davvero carino: mi piace un mondo!


Ci siamo ben imbacuccati e via, di nuovo a spasso per la Chambéry serale. Obiettivo: apéritif! Tanto non dovevamo guidare... E così, per cominciare, un calice di bianco da Le Modesto' Café e poi un altro in un bar un po' fuori dal centro medievale, un locale davvero interessante, a cominciare dalla clientela assolutamente eterogenea, fra cui un vecchietto che sembrava Dr. John (chi sa chi è vince un pelouche!) che fumava come niente fosse al banco, coppie di una certa età, impiegati appena usciti dall'ufficio, donne da sole (no, non erano quello che pensate voi: in Francia, evidentemente, una donna può andare a sedersi in un bar senza essere subito giudicata in un certo modo, come accadrebbe invece in Italia; d'altronde, loro hanno avuto la rivoluzione francese, noi abbiamo il papa...).


E così, lieti della multipla libagione, abbiamo raggiunto il ristorante «tipico» consigliatoci dal proprietario dell'hotel: il Restaurant le Savoyard, dove io ho ordinato la tartiflette, una bomba scaldastomaco tipica della Savoia, fatta con patate, cipolle e pancetta, il tutto ricoperto da un bello strato di formaggio reblochon. Ipercalorico e squisito!


Dopo cena (sempre perché intanto non dovevamo guidare) siamo andati ancora in un pub, sulla piazza del duomo.


Io mi sono scaldata con un tè all'arancia, così siamo riusciti a fare ancora due passi per le viuzze, nonostante il freddo della sera. E poi, per mezzanotte, eravamo di ritorno nella nostra accogliente stanza.


Il giorno successivo, dopo una lauta colazione, servita in una sala dell'hotel dal design particolare, abbiamo rifatto il bagaglio, l'abbiamo lasciato in portineria e siamo di nuovo usciti a spasso per la città. Purtroppo pioveva, così abbiamo fatto di necessità virtù gironzolando per qualche grande negozio, come la Fnac e un negozio della catena Nature & Découvertes, che adoro.


Avrei visitato volentieri anche le Halles, il mercato coperto, ma purtroppo era il giorno di chiusura. Abbiamo preso un caffè in un delizioso baretto, il P'tit Bar du Marché, un posto da non perdere! Appena entrati si va praticamente a sbattere contro un tavolo di servizio, che quel giorno aveva sopra una quiche dall'aspetto delizioso e un invitante salame. Al banco c'erano tipi curiosi, fra cui un signore anziano con tanto di basco che era immortalato anche in una delle foto in banco e nero che decoravano le pareti: nella foto aveva esattamente la stessa espressione, e persino lo stesso basco, della versione in carne ed ossa al banco, solo un po' più giovane. Anche qui, ai tavolini avventori di tutti i tipi: il giovane pieno di devices tecnologici, la signora di una certa età, la coppietta. Sulle pareti, oltre alla già citata foto, delle nicchie con libri consunti. Dalla minuscola cucina (in Italia di sicuro illegale, con tutte le stupidissime norme che abbiamo, giusto per incentivare l'iniziativa privata...) a un certo punto è uscita la padrona con uno stufato fumante dal profumo delizioso! Ma noi, ormai fidelizzati, per pranzo siamo tornati «al solito posto», e cioè alla creperie del giorno prima, per un'ultima crepe prima di ripartire. Eh sì, perché alle cinque del pomeriggio avevamo il treno del ritorno.


Così, dopo un po' di altri giri per negozi (continuava a piovere), ci siamo bevuti un buon tè io e una spremuta il Pupo in una bella tisaneria, poi siamo tornati in albergo a riprendere il bagaglio e infine eccoci in stazione, in attesa del TGV da Parigi per Torino. In treno pensavo a quanto breve fosse stata la nostra vacanzina, però intensa, divertente e piacevole, fatta di tante piccole, belle cose. Arrivati a Torino avevamo un po' di tempo giusto per mangiare una pizza e poi prendere la coincidenza per Chivasso. Usciti dalla stazione ci siamo trovati una sorpresa: nevicava! E a Torino non tanto, ma a Chivasso sì, eccome: il tragitto in auto fino al paesello, con tanto di salita finale, è stato piuttosto impegnativo. Ma è stato molto bello, una volta arrivati a casa, scendere dalla macchina e vedere il giardino tutto ammantato di bianco, uno spettacolo suggestivo e in fondo accogliente, perché ci aspettava la nostra casetta calda.

Però, che post lungo! Chissà se qualcuno di voi ha avuto la pazienza/voglia/tempo di arrivare fin qua. In tal caso, grazie! So di essermi dilungata, ma il ricordo di questa esperienza era ancora vivo, e volevo fissarlo prima che i particolari svanissero, lasciandomi solo una sensazione generale di qualcosa di bello.
Ciao!

8 commenti:

  1. Laura, che meravigliosa gita! Ho letto tutto ma proprio tutto fino in fondo. Mi piace molto il tuo modo di descrivere e raccontare le tue esperienze. Purtroppo non so chi è Dr John, piuttosto saprei invece parlarti dello zio John ...tu che sei piemontese chissà potresti averne sentito parlare.
    Sono curiosissima di saperne di più sull'hotel, sembra affascinante come del resto tutta la cittadina.
    Aspetto il post.
    buona giornata

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  2. che belle queste foto, sono una meraviglia!grazie per avercele mostrate!anche io aspetto il prossimo post!bacioni simona

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  3. Grazie della bella gita
    o letto volentieri tutto il tuo viaggio
    ciao Giuliana

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  4. Ciao Laura. Ti ho scoperta da poco...un po per caso, ma mi piace un sacco leggere quello che scrivi. Poco per volta sto scoprendo qualcosa in più di te.
    Ah..tra l'altro ho molto apprezzato il tuo post su Savigliano, abito lì. ;-)

    Al prossimo post,
    Mari

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  5. Per Chambéry passo sempre quando vado in Francia, sai che non mi sono mai fermata a lungo per visitarla? Di solito ci passo di corsa perché vado fino in Bretagna a trovare la famiglia. La prossima volta mi fermo! Bellissimo il tuo report!

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  6. Ciaooo ma che bello leggere il tuo post...ci hai portato anche noi a spasso per Chambéry...bellissime le foto e tutte le tue descrizioni e informazioni...aspetto di leggere il post sull'albergo!!peccato non vinco il peluches non so chi è il dott.John!!!hi hi
    Buon fine settimana!!!

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  7. L'ho letto tutto Laura , fino in fondo e sono contenta di averlo fatto , ne valeva la pena . Un viaggetto in un posticino veramente romantico , mi piacciono tutte le foto degli angolini caratteristici , della fioreria , del mercato....tutto . Ma ....mi ha colpito la foto della creperie , con la tendina di pizzo alla vetrina...un amore !!!! Ti abbraccio tesoro

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