31 ottobre 2013

Il mio giardino di ottobre


Come mia abitudine da un po' di tempo a questa parte, alla fine
del mese pubblico un collage con le foto del mio orto/giardino.
Siamo alle soglie di novembre, e dunque oggi vi mostro alcuni scatti relativi a ottobre. Guardate come sono già cambiati i colori rispetto ai mesi precedenti (giugno, luglio, agosto e settembre): è proprio autunno!

29 ottobre 2013

Recensione libro: I ponti di Madison County, di Robert James Waller

Chi non conosce la trama di questo libro? Chi non ha visto l'omonimo film. Ma se non avete visto il film, niente paura: nonostante i paroloni introduttivi, nonostante le promesse di chi, nella finzione letteraria, è stato incaricato dai figli di Francesca di raccontare le vicende della loro madre defunta e del fotografo Robert Kinkaid, la trama non è proprio niente di originale: è sostanzialmente una storia di corna.
Anni Sessanta; gretta e retrograda campagna americana. Francesca, una quarantacinquenne sposata con un agricoltore gretto e retrogrado, appena il marito si assenta per una fiera agricola («zoticone!», si direbbe che pensi l'autore), s'innamora – ricambiata – di un fotografo di passaggio; e se fosse passato l'omino della FedEx, si sarebbe innamorata di lui, aggiungo io! Ma questo amore è travolgente (e dura ben quattro giorni!); tuttavia lei decide, per il bene della famiglia, di restare col marito gretto e retrogrado e di rinunciare al fotografo, il quale riprende i suoi vagabondaggi per il mondo fotogenico.
Interessante è la premessa del libro: come accennavo prima, nella finzione letteraria il testo è scritto da un romanziere su incarico dei figli di Francesca. E lui – astuto! – mette subito in guardia il lettore: non pensi che questa sia solo un'altra storia d'amore strappalacrime e sdolcinata, no! Il lettore peccherebbe di cinismo! Si renda invece conto, il lettore, che è una storia davvero coinvolgente, profonda, diversa dalle altre storie d'amore. Insomma: se voi siete convinti di aver vissuto, o di stare vivendo, o magari sperate di vivere in futuro una bella storia d'amore, non v'illudete: non sarà mai all'altezza di quella di Francesca e Robert.
E già a questo punto della lettura mi sono incavolata. Ma che ci avranno 'sti due che noi altri (poveri sfigati) non abbiamo? Eh, ve lo spiego subito. Lei ha querantacinque anni, ma è tanto, tanto bella, ha le gambe lunghe e flessuose e i seni che sfidano la legge di gravità. Lui (anche se lei dice che non è bello) è snello, atletico, asciutto, muscoloso ecc. ecc. E Francesca, nelle parole del finto narratore e in una sua lettera, lo ripete varie volte: i pettorali che spuntano dalla camicia un po' aperta, i muscoli delle gambe che tendono i pantaloni color kaki, il guizzo (questa è bellissima!) dei muscoli del braccio quando lui cambia la marcia guidando (manco fosse il timoniere di un tre alberi in piena tempesta!). Insomma, lui non è bello, no: è solo l'uomo che non deve chiedere mai, l'uomo Denim after shave. E poi lui è «l'ultimo dei cowboys», uno sciamano, l'ultimo esemplare di un ramo evolutivo ormai estinto e così via. Non l'avete ancora capita? Lui è figo: voi no.
E qui, caro scrittore, mi spiace ma nonostante tutti i tuoi avvertimenti, sarò cinica, ma a me sembra già tutto molto stucchevole, altro che sdolcinato. E poi c'è la storiella d'amore fra i due, che dura quattro giorni quattro, ma in realtà durerà per tutta la loro vita, perché lui, si verrà poi a sapere, non toccherà mai più altra donna finché vivrà (ah ah ah! anche questa è proprio bella!). Lei invece si arrabatterà col marito gretto e retrogrado per il bene dei figli. Figli che, quando scopriranno della tresca materna, la prenderanno benissimo, soprattutto la femmina, che a un certo punto dice:

«Immàginatela [...] mentre balla con lui, qui in cucina. Pensa a tutto il tempo che abbiamo passato in questa stanza e alle immagini che certo le sfilavano davanti agli occhi mentre cucinava e sedeva qui con noi, parlando dei nostri problemi, del college da scegliere, della difficoltà di far funzionare un matrimonio. Dio, paragonati a lei siamo talmente sciocchi e  infantili

Ecco, questa frase, a mio parere vergognosa, riassume alla perfezione l'assunto del libro: noi, coi nostri problemi, le nostre presunte storie d'amore, siamo nullità, in confronto a Francesca e Robert.
Questo libro mi ha fatto venir proprio rabbia, in certi momenti. Vi assicuro che non è per nulla romantico o altro, e io non sono cinica: mi commuovo fino alle lacrime tutte le volte che guardo West Side Story, che leggo Via col vento e Jane Eyre, che ascolto Il fantasma dell'opera di Lloyd Webber e Romeo e Giulietta di Prokofiev, che vedo la scena di Dumbo in cui la mamma elefantessa è rinchiusa...
Almeno non è un libro scritto male: va giù bene, anche perché è piuttosto corto (complice l'influenza, l'ho letto in tre giorni). Quindi se volete cimentarvici (e se avete l'influenza), leggetelo pure. Ma poi non sentitevi in colpa se non vi commuovete!

I ponti di Madison County
di Robert James Waller, ed. Frassinelli, 1993 (orig. 1992), 174 pagine

25 ottobre 2013

Cuscinetto ricamato a punto croce per Halloween


Ciao!
Ecco qua un altro lavoretto che ho fatto in attesa di Halloween. Questa volta si tratta di un cuscinetto imbottito da appendere, ricamato a punto croce seguendo uno schema che ho trovato qui. Anche questa volta non mancano i gattacci neri e le zucche, ma ci sono anche cappelli da strega, pipistrelli, foglie autunnali e cuoricini.
Lo trovo molto carino: voi che ne dite?

21 ottobre 2013

Bunting all'uncinetto per Halloween


Ciao a tutti!
Halloween si avvicina, e quindi è il caso di mettersi sotto con i lavoretti orrorifici!
L'altro giorno ho terminato questo bunting 
e l'ho appeso sopra la mensola del caminetto.
Come vedete, è composto da inquietanti zucche, disgustosi ragni che si calano dalla ragnatela, spaventevoli fantasmini e temibili gattacci neri.
Che ne dite di fare un bunting anche voi? E' facile: basta avere un uncinetto e dei gomitoli di colore arancione, verde, nero e bianco.
Eccovi le spiegazioni.

Per il filo cui sono attaccate le figurette, ho semplicemente lavorato in una catenella due fili, nero e arancione, con un uncinetto più grande.

Zucca (schema originale qui)
(si lavora a spirale, senza chiudere i giri)
Giro 1: in color arancione: in un anellino magico, 6 mb (6 m.)
Giro 2: 2 mb in ogni m. (12 m.)
Giro 3: [1 mb, 2 mb nella m. successiva] tutt'intorno (18 m.)
Giro 4: [1 mb nelle prime 2 m., 2 mb nella m. successiva] tutt'intorno (24 m.)
Giro 5: [1 mb nelle prime 3 m., 2 mb nella m. successiva] tutt'intorno. (30 m.)
Fermare e tagliare il filo arancione.
Giro 6: per il picciolo si lavora a righe: attaccare il filato verde a una delle mb del giro precedente, 5 cat, 1 mb nella 2a cat dall'u., 1 mb in ciascuna delle 3 cat successive, 1 mbb nella stessa m. in cui ci si era attaccati con il verde. Fermare e tagliare il filo verde.

Gatto (schema originale qui)
Con filato nero.
Corpo
Giri 1-4: ripetere i giri 1-4 della zucca. (24 m.)
Giro 5: per la coda: 10 cat, 1 mbss nella 2a cat dall'u., 1 mbss in ciascuna delle m. successive, 1 mbss nella 1a m. che incontrate del giro 4. Fermare e tagliare il filo.
Testa
Giri 1-3: ripetere i giri 1-3 della zucca. (18 m.)
Giro 4: 1 mb nella 1a m., 2 cat, 1 mbss nella 2a cat dall'u. (primo orecchio), 1 mbss in ciascuna delle successive 4 m., 2 cat, 1 mbss nella 2a cat dall'u. (secondo orecchio), 1 mbss nella m. successiva, non lavorate le restanti m. Fermare e tagliare il filo.
Cucite la testa al corpo all'altezza del giro 4.
Ricamare gli occhi con filato verde chiaro.
Per i baffi, ho usato del filato bianco che ho sfilacciato.

Fantasma (schema originale qui)
Testa
Giri 1-3: con il filato bianco, ripetere i giri 1-3 della zucca (18 m.)
Corpo
Riga 4: da qui si lavora a righe: 1 cat, 1 mb in ciascuna delle 6 m., lasciate le rimanenti m. non lavorate, 1 cat, voltare il lavoro. (6 m.)
Righe 5-6: 2 mb nella 1a m., 1 mb in ciascuno m. fino alla penultima compresa, 2 mb nell'ultima m., 1 cat, voltare il lavoro. (10 m.)
Righe 7-12: 1 mb in ogni m., 1 cat, voltare il lavoro. (10 m.)
Riga 13: 1 mb nella 1a m. [2 cat, 1 mb nella m. successiva] tutt'intorno. Fermare e tagliare il filo.
Ricamare gli occhi con filato nero.

Ragno e ragnatela (schema originale qui)

Io ho anche indurito le figurine. Se volete farlo anche voi, andate qui, dove troverete le mie spiegazioni.

Abbreviazioni
u. = uncinetto; cat = catenella; m. = maglia; mbss = maglia bassissima; mb = maglia bassa.

17 ottobre 2013

Ossobuco e risotto alla milanese


L'ossobuco alla milanese è da sempre uno dei miei piatti preferiti. Io sono nata e cresciuta in Alessandria, dunque nel Piemonte orientale, dove l'ossobuco si cucina «alla Milanese» (anche nel Vercellese, nel Verbano e nel Novarese si fa così); invece, nelle province di Asti e Torino (e, immagino, anche Cuneo) l'ossobuco si fa col pomodoro, in umido. Io lo detesto fatto così! L'ossobuco diventa una specie di banalissima scaloppina da ristorante di pensione a due stelle. Non me ne vogliano i piemontesi occidentali, ma non c'è confronto con quello succoso, sontuoso, gustosissimo e bello grassottello della ricetta alla milanese, che ovviamente va accompagnato con un bel risotto allo zafferano. Ma la sua peculiarità sta nella cremolata, o gremolada: un trito di prezzemolo, rosmarino e scorza di limone. A casa mia, però, la cremolata si è sempre fatta solo con rosmarino e limone, e vi assicuro che è una delizia: serve a smorzare e «rinfrescare» un po' un piatto altrimenti bello sostanzioso. Provare per credere!

Ingedienti per 2 persone
• 4 ossibuchi (di vitello o vitellone)
• olio q.b.
• burro q.b.
• farina q.b.
• 3 litri di brodo (anche di dado) per la carne + brodo q.b. per il risotto
• 2 etti di riso
• cipolla tritata
• zafferano
• rosmarino
• 1 limone

In una pentola larga, rosolate olio e una noce di burro. Incidete la membrana che circonda gli ossibuchi per evitare che cuocendo si arriccino, infarinateli e fateli rosolare a fiamma vivace da entrambi i lati. Se non ci stanno nella pentola, potete farli uno alla volta e man mano metterli su un piatto. Una volta rosolati tutti e quattro, in un'altra pentola capiente mettete altro olio e burro (io non metto né cipolla né aglio, ma nulla lo vieta!), aggiungete gli ossibuchi e coprite con il brodo. Mettete il coperchio sulla pentola e procedete con la cottura. Ogni tanto dovrete aggiungere brodo e rigirare gli ossibuchi. Dovranno diventare tenerissimi, che si tagliano quasi senza coltello, e il grasso sarà morbido e delizioso. In 2 ore, 2 ore e mezzo, dovrebbero essere pronti. Io non ho aggiunto né sale né pepe, perché il brodo insaporisce abbastanza. Cuocendo potrebbe capitare che il midollo si sciolga; è un peccato, perché è tanto buono, ma pazienza! Finirà comunque nel fondo di cottura, che userete come salsa.
Nel frattempo preparate la cremolata: tritate il rosmarino e la buccia di limone e mescolateli insieme. Detto fatto!
Per il risotto alla milanese, rosolate la cipolla tritata in olio e burro; aggiungete il riso e «tostatelo» mescolando. Procedete nella cottura aggiungendo il brodo man mano che si consuma (anche in questo caso, io non metto né sale né pepe, perché il dado sala già a sufficienza). Un paio di minuti prima che la cottura sia ultimata, aggiungete lo zafferano secondo quantità indicata sulla bustina, mescolate e spegnete. Se volete, potete aggiungere un po' di parmigiano grattugiato; poi mescolate e lasciate riposare (mantecare).
Disponete gli ossibuchi in un piatto, il risotto accanto; irrorate bene con il fondo di cottura della carne (fatelo! dentro potrebbero esserci i midolli, ed è una squisitezza!) e cospargete sia gli ossibuchi che il risotto con abbondante cremolata.

Buon appetito!




13 ottobre 2013

Provati per voi: birreria Ludwig Stube

Ciao a tutti. Eccoci di nuovo alla rubrica Provati per voi, in cui vi recensisco ristoranti, hotel, locali, negozi e così via.
Sarà perché comincia a far freddino, ma in questo periodo ho sempre fame, così qualche sera fa io e il Pupo siamo andati a cena in un posticino poco distante da dove abitiamo, la Ludwig Stube di San Sebastiano Po, in provincia di Torino.
Ci siamo andati perché adoriamo la cucina tedesca «di base», e cioè knoedel, spaetzle, wuerstel, stinco, patate, bretzel, crauti, senape, strudel, sacher e mille altri piatti sostanziosi tipici dell'area germanofona, per non parlare dalla birra! Io sono una fan della weissbier, fresca, schiumosa, una vera prelibatezza. E così, come vi dicevo, abbiamo voluto provare questa birreria.



Purtroppo sono rimasta un po' delusa perché mi aspettavo (come dicevano le recensioni che avevo letto on-line) le cameriere con i vestiti simil-bavaresi e la musica «tedesca» (qualunque cosa ciò possa significare...). Comunque, la musica non era tedesca ma erano le solite canzonette banali e fastidiose della radio, e le cameriere erano vestite normalmente; però erano gentili. L'ambiente è carino, arredato con molto legno, e sa in effetti un po' di gasthaus. Il posto si presta sia per le coppiette che per le famiglie con bambini.


Ma veniamo al menu. Anche qui, piccola delusione: non c'erano gli knoedel, i canederli! Un vero peccato, perché io ne vado matta e fanno molto Germania. Invece, lo stinco ci sarebbe anche stato, ma era finito, sig! Così ho ripiegato sulla fetta spessa di prosciutto di Praga alla griglia, accompagnata da uovo, crauti, patate al forno e senape; era molto buono, e le patate meritano una menzione speciale. Come primo, ho ordinato gli spaetzle, ma anche qui una delusione (la più cocente della serata): mi han portato un piatto di normalissima pasta corta, di quella che in certi posti spacciano per trofie; qui l'han spacciata per spaetzle. La cosa è molto strana, visto che gli spaetzle li vendono in moltissimi supermercati, fra cui anche il Crai che dalla Ludwig Stube disterà 10 chilometri! Va be', pazienza. Devo almeno ammettere che era un buon piatto di pasta ai quattro formaggi, e lo dico io che non amo molto la pasta. Il Pupo invece ha preso un tagliere di affettati e formaggi (più piemontese che tedesco) e a seguire il tris di wuerstel con patate fritte.




Le porzioni sono molto grandi, quindi a malincuore ho rinunciato al dolce; peccato, perché c'erano strudel, sacher eccetera. La birra weiss era buona. Quindi, a parte alcune piccole delusioni, è un posto assai valido e ci torneremo di sicuro per provare altri piatti: infatti, sul menu ci sono tantissime cose molto interessanti, come le «spadellate»; e poi voglio assolutamente provare lo stinco. I prezzi non sono bassissimi, come potete vedere dalle foto del menu che vi ho allegato, ma considerato che le porzioni sono generose è difficile spendere più di 50 euro in due, birre incluse.


Consigliato se vi piace la cucina tedesca sostanziosa (e se non siete vegetariani).
Ciao!

Ludwig Stube
via Casale 49, San Sebastiano Po (Torino)



12 ottobre 2013

Premio «Super Sweet Blog Award»


Qualche giorno fa ho avuto una graditissima sorpresa: Patrizia, del blog Marmellata di Coccole, mi ha assegnato questo premio.
Andate a farle una visita, perché il suo blog è stupendo,
sia nei contenuti che nella presentazione grafica.
Grazie mille, Patrizia!!!

Ora tocca a me rispondere alle 4 domande:


1) Biscotti o torta?
Una bella, soffice fetta di torta!

2) Qual è il tuo spuntino preferito?
Pizzette e salatini. Ma se ci sono dei biscotti, van bene lo stesso!

3) Quando hai maggior voglia di dolci?
In questa stagione, con il freddo e con il buio che arriva presto,
senz'altro di pomeriggio, insieme a una bella tazza di tè.

4) Se avessi un soprannome dolce, quale sarebbe?
Non saprei proprio...

E ora devo assegnare questo premio ad altri 14 blog:


Oh, sono già 14... Ne avrei un bel po' di blog da premiare,
perché sono tutti bellissimi!
Ciao e a presto!

09 ottobre 2013

Prodotti finiti del mese: settembre


Ciao a tutte!
Visto che lo scorso mese, stranamente, ho terminato un bel po' di prodotti beauty, ho pensato di approfittarne per inaugurare una rubrica nella rubrica, e cioè Prodotti finiti del mese all'interno della rubrica Consigli beauty.
Spero che vi piaccia!
Ma vediamo i vari prodotti nel dettaglio.

Crema rigenerante all'olio di argan Glenova (review qui).
Discreta.

Tonico purificante-opacizzante Yves Rocher.
Questo prodotto mi è sufficientemente piaciuto: è fresco e piacevole da tamponare sul viso. Ma non mi sembra che migliori più di tanto la pelle mista-grassa. Considerato il prezzo non bassissimo, lo ricomprerò solo quando ho il buono sconto YR.

Cambia Pelle - Crema anticellulite Cadey.
Ahimè, era un bel po' che non usavo questo flacone, e quando ho ripreso a utilizzarlo è finito quasi subito perché era agli sgoccioli. Quindi non saprei dire se davvero è efficace, ma sinceramente ne dubito: contro la cellulite l'unica mossa vincente è «poca pappa, tanta corsa»! Però di certo questa crema lascia la pelle morbida e vellutata; inoltre, ha un profumo che mi piace tantissimo.

Latte detergente alla camomilla Yves Rocher (review qui).
Buono.

Shampoo antiforfora Garnier Fructis (review qui).
Ottimo ed efficace.

Solvente per unghie.
Il classico solvente di marca anonima, che costa pochi spiccioli al supermercato, con acetone. Niente di che: il solito odoraccio dei solventi per unghie, e in più non toglieva neanche tanto in fretta lo smalto. Secondo me alla lunga non faceva niente bene alle mie unghie, ma per fortuna non l'ho mai usato più di una volta alla settimana.

Gel detergente alla camomilla Yves Rocher (review qui).
Assolutamente ottimo, uno dei miei (pochi) prodotti «mai più senza»!

Dischetti levasmalto Got Beauty.
(Ma che marca è??) Li ho comprati perché mi serviva un prodotto per togliere lo smalto da portare in viaggio, e questo tipo di packaging è comodissimo. Peccato che questi dischetti avessero una puzza nauseante, veramente disgustosa. In più, sono oleosissimi: al posto dell'acetone avranno messo l'olio?? Mah... Costavano pure! Decisamente bocciati: puah!

Striscette adesive Essence per rimuovere le impurità della pelle.
Va be', costavano meno di 1 euro; però non fungono. Dentro la confezione ci sono tre strisce adesive, ciascuna sigillata. Al mio naso non aderivano, e quando le toglievo la mia pelle era come prima. A dire il vero non ho punti neri o simili, però speravo che almeno qualcosina venisse via con l'adesivo. E invece... Non li ricomprerò. Con l'euro risparmiato mi prendo i cicles.

Campioncino spray di profumo Acqua di Parma.
Molto buona la fragranza, fine ed elegante, abbastanza persistente. Purtroppo verso la fine il dispositivo spray s'è inceppato, ma per fortuna il profumo era agli sgoccioli.

Batuffoli di cotone Crai.
Si trovano negli omonimi supermercati. Costano pochissimo. La confezione è da 40 batuffoli, che sono davvero belli soffici come è scritto sul pacco. Forse anche troppo: secondo me, se li facevano un pelo più compatti era meglio. Ma tant'è. Io li uso solo per picchiettarmi il tonico sul viso, e alla peggio mi rimane qualche piumino di cotone sulla pelle. Niente di grave, dunque: infatti li ho già ricomprati.

Campioncini di bagnoschiuma L'Erbolario: pompelmo rosa e mughetto.
I prodotti L'Erbolario secondo me hanno sempre dei profumi stupendi, molto poco «chimici»; le creme, poi, hanno anche delle consistenze meravigliose. Questi due bagnoschiuma sono uno al succo di pompelmo rosa e lime, e l'altro al mughetto. Il primo non mi ha entusiasmato perché io odio il pompelmo in tutte le sue forme, giallo o rosa che sia. Il secondo, invece, era proprio buono (io adoro il profumo del mughetto e «sapeva» proprio di questo fiore). Entrambi facevano tanta bella schiuma e ne bastava una piccola quantità.

Serum vegetal - crema viso antirughe risplendente Yves Rocher.
Era solo un campioncino, e con poco prodotto per giunta, quindi mi è impossibile dare una valutazione. Comunque, non ho visto assolutamente l'effetto «risplendente». Piacevole da spalmare; profumo gradevole. Lo usavo di sera.

Cipria compatta mattificante Essence.
Questo è l'unico prodotto make-up che ho terminato nel mese di settembre. Era il numero 07 translucent. Non era male, anche se certo non era il non plus ultra in fatto di antilucidità: dopo un po' la mia fronte necessitava sempre di una ripassatina. Però la sensazione che dà quando la si applica è molto gradevole. Tuttavia non l'ho ricomprata; l'ho sostituita con la cipria viso trasparente «all about matt», che ho sia in versione compatta sia in polvere. Vi dirò poi di quest'ultima.

Bene, e con questo è tutto. Spero che questo mio primo post della serie Prodotti finiti del mese vi sia piaciuto e vi sia stato di qualche utilità. Ovviamente – e lo dico alle molte esperte fra voi che mi leggono – se avete consigli da darmi, fatelo!!!
Ciao e alla prossima!

05 ottobre 2013

Consigli beauty:
crema rigenerante Glenova


Ciao a tutti. Oggi, per la rubrica Consigli beauty, vi voglio parlare di una crema che ho finito da poco. Si tratta della crema rigenerante Glenova con olio di argan. Avevo provato questa crema tempo fa per caso, trovandola accanto al lavabo nel bagno del locale Teapot, di cui fra l'altro scrissi una recensione (la trovate qui); le proprietarie del locale l'avevano gentilmente lasciata a disposizione delle clienti da utilizzare come crema mani dopo essersele lavate. Mi era piaciuta molto, sulle mani: le aveva rese morbide per tutta la giornata. Così, quando sul mercato mi è capitato di trovare in vendita questa crema, l'ho subito comprata, anche perché costava quasi nulla: 1 euro!
Ma veniamo alla mia opinione. Come vi dicevo, avevo «collaudato» questa crema sulle mani, e come crema mani secondo me è molto buona: si assorbe in fretta e lascia la pelle morbida. Come crema corpo, invece, c'è qualche «ma», primo fra tutti il fatto che la consistenza è parecchio solida, quindi è difficile da stendere e spalmare sul corpo (preferisco le creme fluide ma non troppo, una via di mezzo, diciamo tipo yogurt). Poi, per il resto, è senza infamia e senza lode: ammorbidisce la pelle, ma non particolarmente. Il profumo mi è piaciuto tantissimo, non troppo «chimico»: sa di buono e di crema «vera». Il colore è bianco. La Glenova ha sede in provincia di Ancona e la crema è made in Italy.
Dura 12 mesi dall'apertura. Ci sono 170 ml di crema. Il packaging consiste in un vasettone di plastica che si chiude a vite, comodo perché si riesce a prelevare tutta la crema senza sprechi e poi anche perché volendo si può lavare e riutilizzare. Sulla crema c'era un sigillo di un materiale argentato tipo stagnola spessa, come quello di certi dentifrici, per intenderci, ma ovviamente più grande.


Ma veniamo all'inci, per il quale mi affido al Biodizionario.it.

•• aqua
•• cetearyl alcohol
prunus amygdalus var. dulcis oil (in realtà non l'ho trovato, ma tutti gli altri «prunus» hanno due bollini verdi)
•• glycerin
isopropyl palmitate
•• butyrospermum parkii butter
argania spinosa kernel oil (è l'olio di argan)
dipalmitoylethyl hydroxyethilmonium methosulfate
ceteareth-20
dimethicone
polyquaternium-37
parfum
•• citric acid
•• tocopherol
lecithin
tetrasodium EDTA
ascorbyl palmitate
phenoxyethanol
benzoic acid
dehydroacetic acid
ethylexylglicerin

Non so a voi, ma a me pare un inci davvero valido: molti bollini verdi, (10) pochi rossi, (4) qualche giallo (5) alla fine; l'olio di argan è fra i primi ingredienti (il 7°).
Conclusione: ricomprerò senz'altro questa crema, intanto per l'inci, per il prezzo irrisorio, perché è fatta in Italia, perché a parte la consistenza è una crema discreta, perché è per tutti i tipi di pelle, perché va bene su corpo mani e viso (e volendo anche sui capelli). Mi pare perfetta da tenere nella seconda casa, o da portare in viaggio oppure in borsetta, dopo averne travasata una piccola quantità in un vasetto.
Voi conoscete questa marca?

01 ottobre 2013

Granchietto amigurumi all'uncinetto


Ciao a tutte!
Oggi vi presento un simpatico granchietto. Ha un bel colore vivace, quindi è impossibile non notarlo.
Attenzione, perché è un po' dispettoso: gli piace avvicinarsi di soppiatto alle persone e pizzicarle con quelle temibili chele.
E non pensate di sfuggirgli: con quegli occhioni, vede tutto!

Ho trovato lo schema originale (in inglese) qui.
Questa volta non ve lo traduco, perché Lia mi ha risparmiato la fatica facendolo lei sul suo interessantissimo blog.  ;)
Buon lavoro!

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